Gigliola Cinquetti torna come ospite della finale sul palco dell’Eurovision Song Contest: le sue parole sulla competizione e sulla Russia.
Forse non ha ancora l’età per amare, chissà. Di certo Gigliola Cinquetti ha l’età per poter dire chiaramente, e senza troppi giri di parole, qual è il suo pensiero sull’attuale situazione politica e sul collegamento con uno spettacolo come l’Eurovision. “Anche gli artisti russi andavano invitati“, sentenzia la straordinaria cantante, che 58 anni fa strabiliava da Copenaghen il mondo intero conquistando la vittoria, a sedici anni, con la storica Non ho l’età, in un’intervista al Giornale. Una canzone che non è passata di moda, così come il suo volto e il suo modo di fare, elegante e lucido come quasi sei decadi fa.
Gigliola CInquetti commenta l’assenza della Russia all’Eurovision
Lo definisce un ritorno “gattopardesco“, il suo, la grande Gigliola. Quasi sessant’anni dopo è chiamata infatti ancora sul palco che l’ha resa grande, e nonostante il tanto tempo passato, tutto è cambiato senza cambiare veramente. Forse però una differenza rispetto a 58 anni fa c’è: l’Europa all’epoca era uscita da una guerra tragica, ma si stava riprendendo. Oggi invece è divisa da una guerra altrettanto atroce combattuta in Ucraina, nel cuore dell’Europa orientale.
Un conflitto che, secondo Gigliola, non avrebbe dovuto portare all’ostracismo di cui sono stati vittime i russi: “Noi facciamo musica e qui a Torino dovrebbero esserci anche loro, perché è importante non alimentare il vittimismo putiniano. E il vittimismo è la sostanza di cui si nutre chi vuole riscrivere la realtà“.
La visione europeista di Gigliola Cinquetti
Artista impegnata e donna di fine intelletto, Gigliola aggiunge che la storia avrebbe dovuto insegnarci che i conflitti sono stati risolti lì dove c’è stata la volontà di farlo. Ed escludere la Russia non è stato in tal senso un gesto di pace. Anche se, su questo è abbastanza realista, la cantante italiana è convinta che un artista russo, anche nel contesto dell’Eurovision, non avrebbe preso apertamente le distanze dal conflitto.
E non potrebbe essere altrimenti, visto che a Mosca in questo momento non c’è libertà, come in passato in altre parti del mondo: “Ho lavorato tanto nell’Europa divisa dal Muro, ho viaggiato e ho avuto il privilegio di farlo soltanto perché me lo consentiva la mia qualifica di artista. E allora ho potuto vedere da vicino la sofferenza di chi è privato della propria libertà“.